La tecnologia applicata e risolutiva sulle auto moderne

La tecnologia applicata e risolutiva sulle auto moderne

Le auto moderne sono in continua evoluzione. Su questo non abbiamo dubbi.


Ci sono, attualmente, 2 tipi di auto moderne.

C’è quella ibrida che ottimizza l’uso del carburante e/o dell’elettricità ed è quella che poco inquina e poco consuma, teoricamente. Poi c’è quella di vecchia generazione, ma non meno attrezzata con i suoi dispositivi di sicurezza obbligatori che ogni vettura, di nuova produzione , deve avere (ABS, AIRBAG) e con le sue dotazioni più moderne e meno moderne (climatizzatore, servosterzo, sensori parcheggio, radio/tv multimediale).
C’è da dire che, oramai, quasi ogni vettura attuale ha molti degli accessori appena menzionati e, finché tutto funziona bene, nessuno pensa mai a cosa potrebbe succedere in caso di guasto.

La tecnologia applicata più interessante è senza dubbio la guida autonoma, i test sono già iniziati, è questa la vera sfida del futuro e sono molti i colossi che stanno cercando di proporre la propria versione. Non ci sono ancora date ufficiali ma i veicoli saranno in grado di accelerare o frenare da soli, rilevando, attraverso un sofisticato sistema di telecamere, eventuali ostacoli anche a lunghe distanze. L’abbandono dei combustibili fossili e il passaggio all’elettrico pone però problemi di non facile soluzione: se tutto il parco auto circolante fosse sostituito da auto elettriche, la rete di distribuzione sarebbe in grado di sopportare una richiesta energetica così massiccia? Avremo sistemi di diagnostica atti alla risoluzione dei problemi che si verificheranno su questo tipo di vetture? Quale sarà il ruolo del meccatronico?  Una prima considerazione a freddo, è che gli operatori aftermarket hanno bisogno di una formazione qualificata, per poter stare al passo di paesi come gli USA, che sono già molto avanti.

Tante le domande alle quali cercheremo di dare risposta.

Le Tesla per esempio diagnosticano da sole eventuali malfunzionamenti e ordinano in maniera automatica i pezzi di ricambio. Il guidatore riceverà una notifica di assistenza tramite App e verrà invitato a pianificare un appuntamento presso dei centri di assistenza selezionati dalla casa madre.

Ma quanto è difficile, al giorno d’oggi, diagnosticare e riparare guasti con la tecnologia?

Bisogna fare una precisazione: le vecchie vetture circolanti fino agli anni 80 non avevano alcun tipo di interfaccia tramite la quale l’esperto era in grado di collegarsi ad un computer per capire il guasto. Essendo le vetture dell’epoca pura meccanica e pochissima elettronica, il lavoro del meccanico era molto diverso, e l’approccio era diretto. Ad esempio, nel caso in cui il motore non desse potenza, si controllavano, visivamente, il filtro aria, il carburatore, le candele; ciò bastava per scoprire se il danno fosse dovuto ad usura o ad eventuali rotture. Le cose sono cambiate già verso la metà degli anni 80: alcune auto nuove dell’epoca (come Fiat Uno) iniziarono ad integrare un rudimentale sistema di iniezione elettronica del carburante, oltre ad un primo sistema di diagnostica computerizzata, (On-Board Diagnostics, in acronimo OBD), il MAGNETI MARELLI CHECK-UP 1.
Anche se molto rudimentale rispetto alle soluzioni moderne, questo nuovo sistema sarebbe, poi, diventato uno standard imperativo per tutti i metodi di diagnosi future: si collegava la strumentazione alla vettura e, sullo schermo, compariva una spia che lampeggiava; in base al numero e alle pause tra i lampeggi veniva dato al meccanico un codice. Per sapere a cosa si riferisse questo codice di anomalia, bisognava consultare i vari manuali che contenevano la descrizione dell’errore e anche la procedura per testare il componente difettoso.


Negli anni 90 le auto continuarono ad evolversi e, di conseguenza, anche i guasti diventarono più difficili da identificare. Ma, contemporaneamente e per forza di cose, anche la diagnosi cominciò a cambiare gradualmente; infatti il sistema del codice lampeggio venne accantonato poiché, adesso, era il computer a rivelare il componente sospetto direttamente all’operatore.


Al giorno d’oggi, le cose sono ulteriormente e notevolmente migliorate: le strumentazioni moderne non solo indicano al meccatronico il componente da testare perché , forse, difettoso, ma interagiscono anche con le auto moderne ad un livello molto più completo rispetto al passato. Tramite un computer di diagnosi moderno, è possibile testare direttamente i componenti senza doverli neanche toccare. Ad esempio, in caso di sospetto iniettore difettoso, per capire quale dei 4/6/8 è quello da sostituire, è possibile, tramite il sistema di diagnosi, attivare e disattivare singolarmente ogni iniettore senza doverli toccare fisicamente. Lo stesso discorso vale anche per candele e candelette difettose, ma sull’elettrico dato che la batteria sarà l’osservato speciale il professionista dovrà conoscerne i fattori di rischio e mettere in guardia l’automobilista.


Oltre al professionista, oramai, anche un privato può acquistare un sistema di diagnosi: basta scrivere, nel campo di ricerca del proprio browser, il termine OBD e, immediatamente, si reperiscono decine e decine di lettori di informazioni/computer (certamente non evoluti come quelli delle officine) che trasmettono al proprio smartphone, tramite Bluetooth, tutte le informazioni rilevate dalla centralina dell’auto.

Per chiudere il discorso, la diagnosi computerizzata ha iniziato ad avere un ruolo sempre più importante nella vita dell’officina e con l’arrivo dell’elettrico gli operatori del settore dovranno sempre più aggiornarsi sulla diagnostica: chi ha avuto modo di adottare i nuovi sistemi, con i tutti i costi relativi, ha potuto allora e può ora permettersi di avere un parco auto più vario, composto da vetture moderne e datate. Chi per diversi motivi non si è tenuto al passo con i tempi, purtroppo, ha dovuto ripiegare su un parco vetture ridimensionato, con auto datate che sono destinate a scomparire dalla circolazione…

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